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Le biblioteche dell'Università di Firenze e la nascita del Sistema bibliotecario d'Ateneo: storia, aggregazione, patrimonio e diffusione

Testo di M. Enrica Vadalà, immagini e realizzazione web di Giovanna Grifoni e Andrea Urbini

Sistema Bibliotecario d'Ateneo

Le biblioteche dell'Università di Firenze, numerose per tradizione storica e anche per il continuo aggregarsi, dividersi, riaggregarsi al seguito delle Facoltà e degli Istituti, cioè delle strutture che all'interno dell'Università sono dedicate alla didattica e alla ricerca, sono confluite in 5 grandi aree disciplinari (in ordine alfabetico: Area Biomedica, Area delle Scienze, Area delle delle Scienze Sociali, Area Tecnologica, Area Umanistica; maggiori per dimensioni sono, rispettivamente, l'area umanistica e la nuova area delle scienze sociali) in seguito a un importante processo di razionalizzazione avviato nel 1995, sotto la guida di Anna Maria Tammaro, che portò in quello stesso anno alla nascita del Sistema Bibliotecario d'Ateneo. Questo è anzi il primo caso, dopo l'Università di Genova, di un raggruppamento virtuale, cioè organizzativo e funzionale, dei servizi che, grazie alla diffusione delle reti e dei collegamenti telematici, collega sedi fisiche distinte frammentate e disperse sul territorio cittadino. Si tratta insomma della fusione e della gestione centralizzata, mediante modelli omogenei e integrati, di organismi che in precedenza erano stati a lungo separati, a causa delle vicende storiche che stiamo per esaminare; di una struttura organica - un vero e proprio "Sistema", appunto - che mira a promuovere con procedure condivise, comuni e uguali in tutte le sedi, ogni sua attività [1]. Questo obiettivo si è realizzato attraverso la fruizione online sempre più diffusa di tutti i servizi: non solo il catalogo, tradizionale strumento di ricerca, ma anche le riviste elettroniche, le banche dati, il prestito interbibliotecario, il cosiddetto "document delivery", cioè l'accesso ai full text in formato elettronico di articoli e riviste.

Cospicuo è il patrimonio, che ammonta circa a 3 milioni e mezzo di volumi, con un milione e mezzo nella sola Biblioteca Umanistica e circa 800.000 nella nuova Biblioteca delle scienze sociali; al 31 dicembre 2008 24.875 riviste cartacee; 111 banche dati consultabili gratuitamente dalle postazioni dell'Università; l' archivio e-print, cioè l'archivio istituzionale dei documenti elettronici dell'Università che contiene il materiale didattico (rapporti tecnici, working papers, preprints, prodotti da docenti e ricercatori dell'Ateneo).

Storia

La storia dell'Università di Firenze [2] e delle sue biblioteche si alimenta della tradizione culturale cittadina e del peculiarissimo intreccio tra cultura letteraria e artistica e cultura scientifica che nacque in età rinascimentale e umanistica. Tra il secolo XVIII e il XIX furono condotti importanti esperimenti, ebbero luogo scoperte degne della tradizione galileiana e si svilupparono discipline scientifiche che ebbero a Firenze illustri esponenti. Basti pensare alla Botanica di Antonio Micheli, alla Zoologia di Giovanni Targioni Tozzetti, alla Chimica di Ugo Schiff, alla Medicina di Pietro Grocco, tutte eminenti personalità di scienziati e di docenti dell'Istituto di studi superiori, pratici e di perfezionamento, che fu il primo nucleo dell'Università.

Firenze è ricca di musei scientifici; è noto che il Museo di storia della scienza raccoglie buona parte delle antiche collezioni medicee. Non molti sanno, tuttavia, che parte di quel patrimonio è stato depositato presso il Museo di storia della scienza dall'Università, cui resta la proprietà di quelle collezioni. Né sanno che ben 6 musei scientifici, che documentano svariate discipline scientifiche, appartengono all'Università ed espongono oggetti che provengono dalle antiche collezioni granducali.

Firenze è ricca anche di libri scientifici, perché i Granduchi Medici e i Granduchi Lorena si dilettarono di scienze, a volte più che di lettere e di arti, e perché promossero e favorirono lo sviluppo delle scienze sin dal secolo XVI. A Firenze nacquero famose Accademie; particolarmente nel secolo XVII l'Accademia del Cimento, composta anche da allievi di Galileo, aveva come propria finalità gli esperimenti scientifici. Gli strumenti dell'Accademia, per l'appunto, erano conservati nell' Università fino agli anni ‘40 del secolo scorso. I libri dei Medici e dei Granduchi sono confluiti nelle maggiori biblioteche fiorentine, tra cui naturalmente la Biblioteca nazionale, ma l'Università ha quasi completamente l'esclusiva dei libri che furono di Pietro Leopoldo nella seconda metà del secolo XVIII. Si tratta in parte di opere già raccolte dai Medici a palazzo, in parte di opere acquisite dal Granduca per coltivare i suoi interessi personali. La vera e propria biblioteca mediceo-lotaringia era stata donata nel 1771 da Pietro Leopoldo alla Magliabechiana (custodita presso la Biblioteca nazionale), per munifica volontà di allargare a tutto il popolo l'accesso alla cultura, ma i testi scientifici, che maggiormente appagavano le sue inclinazioni e meglio servivano agli usi del suo personale gabinetto di fisica e di chimica, erano rimasti a palazzo. Essi subirono, in concomitanza con i rivolgimenti politici del Granducato di Toscana, alterne vicende di aggregazione e di scomposizione. In seguito agli avvenimenti che ci accingiamo rapidamente a esaminare, essi approdarono all'Università.

L'Istituto di Studi Superiori

L'Istituto di studi superiori, pratici e di perfezionamento, prestigiosa istituzione, nacque nel 1859, alle soglie dell'Unità d'Italia e della proclamazione di Firenze capitale, dando vita al primo nucleo dell'attuale Università di Firenze. Esso si colloca al culmine del processo risorgimentale, quasi a coronamento ed a sanzione del primato culturale di Firenze nel panorama del nuovo stato unitario italiano [3].

Questa grande istituzione cittadina si caratterizzò fin dall'inizio per la grande attenzione rivolta alle scienze, nel solco della la tradizione scientifica fiorentina. Le grandi collezioni di strumenti fisici e chimici, di esemplari mineralogici, botanici, zoologici, paleontologici, che contraddistinguono l'Università di Firenze e sono custodite nei suoi musei, erano ereditate dalle grandi collezioni granducali di strumenti e di libri. Questo patrimonio è idealmente parte integrante delle biblioteche di riferimento, dalle quali solo le esigenze didattiche e di studio lo hanno condotto a separarsi. Di fatto gli attuali musei universitari sono concettualmente uniti alle biblioteche, benché gli uni e gli altri rispondano a differenti amministrazioni.

Il patrimonio scientifico

Nella serie dei suoi musei scientifici "Firenze ospita una delle più ricche raccolte di esemplari, reperti, strumenti, documentazioni storiche che esistano nel mondo. Iniziata ai tempi di Cosimo il Vecchio, fu via via ampliata e arricchita, fino a strutturarsi in una serie di musei diversi " [4]. Il nucleo scientifico più importante delle Biblioteche e dei Musei dell'Università di Firenze è costituito dalle raccolte dell'Imperial Regio Museo di Fisica e storia naturale, fondato da Pietro Leopoldo di Lorena nel 1775 nel Palazzo Torrigiani di via Romana.

Palazzo TorrigianiIngresso del Palazzo
Torrigiani

Esso conteneva una ricca raccolta di macchine e di strumenti tecnico-scientifici, tra cui le molte e meravigliose macchine di Galileo (che oggi si trovano al Museo di storia della scienza).

Vi era annesso un osservatorio astronomico (La Specola), nome poi rimasto al Museo zoologico. Nel 1872 l'osservatorio astronomico fu trasferito sul colle galileiano di Arcetri, dove prima della prima guerra mondiale nacque l'Istituto di Fisica. Il Museo di fisica e storia naturale non era solo una raccolta di oggetti, ma un centro di ricerca in tutti i settori scientifici. Nelle intenzioni di Pietro Leopoldo, grande appassionato di chimica, il Museo non doveva limitarsi alla conservazione degli antichi strumenti e dei reperti raccolti, ma doveva rappresentare un centro attivo di ricerca e di insegnamento superiore, in modo da integrare e completare l'attività didattica delle Università di Pisa e di Siena [5]. Felice Fontana, chiamato alla direzione del Museo, lo ampliò anche attraverso appositi viaggi e spedizioni in Europa e promuovendo la produzione di meravigliosi preparati anatomici in cera, ancor oggi vanto della "Specola".

ScorticatoMuseo della Specola,
modello in cera di
scorticato

L'Imperiale e Reale Museo di Fisica e storia naturale fu il primo museo di stato dell'occidente regolarmente aperto al pubblico fin dalla sua origine. Esso conobbe nuovo impulso con Leopoldo II, l'ultimo granduca lorenese, che vi istituì nuove cattedre, organizzò numerose spedizioni scientifiche, convocò a Pisa nel 1839 il primo congresso degli scienziati italiani e a Firenze nel 1841 il terzo, assegnò al Museo il compito di conservare gli Atti delle riunioni italiane di scienze naturali, in tal modo individuandolo come punto di riferimento della vita scientifica italiana. Leopoldo II affidò inoltre all'architetto Martelli la costruzione di una splendida sala denominata "Tribuna di Galileo"

Tribuna di GalileoLa Specola.
Tribuna di Galileo

per la presenza di un'imponente statua marmorea del grande scienziato; la sala è adornata da splendide lunette che raffigurano le più importanti scoperte nel campo della fisica.

Nel 1807, ad opera della reggente Maria Luisa di Borbone-Parma, il Museo si trasformò in un Liceo di scienze fisiche e naturali, vera e propria facoltà con 6 cattedre scientifiche, che univa ai compiti tradizionali di conservazione e di ricerca voluti da Pietro Leopoldo una funzione didattica, benché il liceo non prevedesse esami e non rilasciasse titoli.

L'Università, tipica istituzione medievale, non aveva mai attecchito a Firenze; uno "Studium" era nato a Firenze nel 1321, ma aveva avuto vita breve ed era stato trasferito a Pisa nel 1472. Il potere politico mediceo e granducale non gradiva un'Università insediata nella capitale, preferendola in sedi più distanziate come Pisa e Siena. Inoltre la libera tradizione di studi e di speculazioni che a Firenze ebbe il suo centro ispiratore e nell'Umanesimo il suo coronamento, sfociò nella nascita di numerose Accademie che alimentavano gli studi, la conoscenza e anche gli esperimenti scientifici in una libertà intellettuale e ideologica scevra dai condizionamenti del potere [6]. Gli stessi Granduchi facevano parte di queste accademie e si dilettavano di arti e di scienze. Si pensi all'Accademia fiorentina, fondata nel 1541; all'Accademia delle arti del disegno fondata nel 1563 (poi Accademia di Belle arti), che continuava la "Libera Accademia" di Lorenzo il Magnifico, nata nei Giardini di San Marco; all'Accademia della Crusca, fondata nel 1582, per citare alcune tra le più prestigiose istituzioni cinquecentesche; e poi alla seicentesca Accademia del Cimento, nata nel 1657, prima società sorta in Europa per condurre esperimenti di scienze naturali; le esperienze che vi furono condotte, a opera della scuola galileiana e comunque di importanti scienziati, stabilirono i fondamenti della fisica e della biologia moderna.

Fu solo nel 1859, dopo la cacciata da Firenze degli ultimi Granduchi nel corso dei moti risorgimentali che in tutta Italia avviarono l'unificazione nazionale dei numerosi regni preesistenti, che nacque l'Istituto di studi superiori, pratici e di perfezionamento di Firenze, con apposito decreto del governo provvisorio che s'insediò in Toscana, firmato da Bettino Ricasoli, presidente del consiglio dei ministri, e da Cosimo Ridolfi, ministro della pubblica istruzione. L'inaugurazione ebbe luogo il 29 gennaio 1860. Non si trattava nelle intenzioni dei fondatori di una Università, cioè di una istituzione destinata a fornire una formazione professionale per la futura classe dirigente italiana, con particolare attenzione alla didattica, ma di una sede privilegiata di ricerca a carattere specialistico, per i già laureati. Le funzioni dell'istituto erano riassunte dalla sua stessa denominazione: da una parte sede di studi "pratici di complemento", cioè funzionali all'esercizio delle professioni, particolarmente della professione medica, dall'altra luogo privilegiato di "studi puramente scientifici, filosofici, e fisiologici", che fossero di perfezionamento e formassero ricercatori e studiosi. Successivamente la funzione didattica si affiancò a questi compiti istituzionali e vennero attivati nuovi insegnamenti, che derivavano dalla crescita di molte discipline, specialmente scientifiche [7].

L'Istituto si componeva di quattro sezioni, che presto divennero tre, perché la sezione di Studi legali ebbe vita breve, proseguendo la propria attività a Pisa. Si trattava delle sezioni di Scienze Naturali, Medicina e Chirurgia, Filosofia e Filologia. Le prime due ereditavano la lunga tradizione e le raccolte del grande museo scientifico leopoldino, rispettivamente, e dell'antico Arcispedale di Santa Maria Nuova; la terza invece era di recente costituzione, ma anche nelle sue raccolte approdarono libri scientifici palatini e granducali e libri scientifici di altra provenienza. Un metodo scientifico prevalse negli insegnamenti che si impartivano, per l'applicazione del metodo sperimentale mutuato dalle discipline scientifiche e per l'orientamento filosofico positivista che andava diffondendosi in quegli anni in Italia. Esaminiamo le differenti sezioni.

Sezione di Scienze Naturali

Con l'Istituto di Studi superiori grande impulso conobbero all'interno dell'area scientifica la Botanica e la Zoologia.In particolare la Botanica conobbe un grandissimo sviluppo [8]. La tradizione botanica fiorentina era molto antica: basti pensare ai "Ricettari" fiorentini pubblicati in numerose edizioni (il primo è del 1498), che descrivevano le piante medicinali (i cosiddetti "semplici").

RicettarioRicettario

RicettarioRicettario

RicettarioRicettario

In generale lo sviluppo degli orti medici favorì lo studio di questa disciplina nel Cinquecento, tanto che Cosimo I fondò nel 1545 il Giardino dei Semplici, disegnato dal Tribolo

Giardino dei SempliciGiardino dei
Semplici,
ingresso storico

terzo orto botanico del mondo dopo Padova e Pisa. Esso portò non solo allo sviluppo della botanica, ma di tutte le scienze naturali. Nelle adiacenze del Giardino dei semplici fu trasferita nel 1859, e si trova tuttora, la Biblioteca di Botanica.

Nel 1717 alcuni botanici fiorentini, tra cui il Micheli, fondarono l'Orto della Società botanica fiorentina, prima Società botanica del mondo; nel 1841 fu fondato dal Granduca Leopoldo l'Erbario centrale italiano, che ebbe sede alla Specola. Grazie alla sezione botanica della biblioteca del Museo di Fisica e storia naturale, cui si aggiunse più tardi la Biblioteca della Società botanica italiana, gli studiosi hanno potuto disporre a Firenze di gran parte dei capisaldi delle discipline botaniche, dai commenti alle opere di Plinio ai trattati di botanica e agricoltura cinque-seicenteschi alle flore sette-ottocentesche alla sistematica pre-linneiana. L'attuale sede dell'Istituto di Botanica in via La Pira accanto all'antico Giardino dei Semplici, si è arricchita nel 1854 dell'importante donazione del botanico inglese Phlip Barker Webb, cui è dedicata una sala.

Sala WebbBibl. di Botanica,
Sala Webb

Il ricchissimo erbario vanta il famoso "Orto secco" di Andrea Cesalpino, per la prima volta illustrato dal Micheli, trasferito al Museo della Specola dalla Biblioteca di Palazzo Pitti per volere del Granduca Pietro Leopoldo è custodito al Museo Botanico.

ErbarioErbario, 1563

ErbarioErbario, sicomoro

ErbarioErbario

Autore di testi fondamentali fu il padre della botanica fiorentina, Pier Antonio Micheli, cui è intitolata una strada fiorentina nei pressi dell'Orto botanico, che ospita attualmente la Facoltà di Architettura (dal 2013 Scuola di Architettura). Tra i fondatori della Società botanica fiorentina, egli fu autore di Nova plantarum genera (1729).

Le carte del Micheli, conservate nella Biblioteca di Botanica ma approdate anche alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, evidenziano le tracce di un sistema di nomenclatura binomia che Linneo codificherà un secolo più tardi.

La zoologia era analogamente rappresentata nelle collezioni del Museo. Al patrimonio proveniente dai fondi palatini e dalle acquisizioni dello stesso Museo si aggiunge parte della biblioteca di Adolfo Targioni Tozzetti; l'attuale biblioteca di Biologia animale eredita le collezioni librarie, ricche di edizioni cinquecentesche di Aristotele, Plinio o Alberto Magno e di classici della sistematica e della classificazione; ospita inoltre le raccolte del Museo zoologico La Specola. Tra gli esemplari significativi si annovera l'opera del grande entomologo fiorentino Pietro Rossi, di cui la biblioteca di Biologia animale conserva anche i manoscritti originali, che descrisse oltre 400 nuove specie di insetti raccolti in Toscana.

Nella stessa sede del Palazzo Torrigiani di via Romana trovò ospitalità il Museo di Fisica. La fisica aveva lunga tradizione a Firenze, potendo vantare come illustre precursore Galileo. Gli oggetti sono per lo più migrati nell'attuale Museo di Storia della Scienza, così come vi è migrato il famoso banco degli esperimenti chimici di Pietro Leopoldo. Anche la ricca collezione di libri è depositata in comodato d'uso presso il Museo di Storia della scienza fin dal 1949. Si tratta di circa 3000 volumi di soggetto astronomico, matematico, fisico, chimico, medico-chirurgico, anatomico e geografico. Accanto alle prime edizioni delle opere di Galileo e dei suoi allievi vi figurano i testi dei massimi esponenti della fisica, dell'astronomia e della matematica dei secoli passati, insieme ai lavori dei protagonisti dell'algebra e della meccanica rinascimentali. Si veda la prima edizione de Il Saggiatoreore 1621.

SaggiatoreGalilei Galileo,
Il Saggiatore..., 1623.

Al museo di Storia della scienza sono approdate anche le strumentazioni del gabinetto di chimica fondato dal Granduca Pietro Lepoldo e le apparecchiature chimiche usate dall'Accademia del Cimento, prima conservate in via Romana.

Sezione di Medicina e Chirurgia

La sezione di Medicina e Chirurgia scaturì dal tronco degli insegnamenti clinici impartiti presso lo Spedale di Santa Maria Nuova, antico ospedale fiorentino, fondato nel 1288 da Folco Portinari, il padre della Beatrice di Dante.

SaggiatoreArcispedale
S. Maria Nuova

"Dove Firenze ebbe un invidiabile primato in Europa fu nell'organizzazione ospitaliera, a cominciare dal primo nucleo di S. Maria Nuova... Funzionava anche come scuola di Medicina; e questa fu la più illustre e lontana antenata della nostra Facoltà di Medicina e Chirurgia (nata ufficialmente nel 1923, dal 2013 Scuola di Scienze della Salute umana). Né va dimenticato che anche la Facoltà di Farmacia (nata ufficialmente nel 1930 e dal 2013 fusasi con la Facoltà di Medicina e Chirurgia nella Scuola di Scienze della Salute umana) può vantare antichissime radici nelle splendide farmacie di Firenze. L'arte de' medici e speziali ebbe statuto nel 1349; nel 1498 si giunse a compilare il Ricettario fiorentino, il più antico repertorio farmaceutico d'Europa"[9].

La sezione medica dell'Istituto di studi superiori ebbe sede nei locali dell'Arcispedale, continuando la prestigiosa "Scuola pratica di perfezionamento Medico-chirurgica", che nel 1840 era stata riordinata su modello universitario da Maurizio Bufalini, che applicava il metodo sperimentale alle patologie speciali. Il metodo sperimentale, la stretta adesione ai fatti e alle loro connessioni, che ispirava in modo rigoroso l'approccio clinico di Bufalini, furono una grande lezione di metodo che orientò fin dall'inizio gli studi non solo scientifici, ma anche umanistici dell'Istituto.

Nel 1937 la Libreria abbandonò l'antica sede di Santa Maria Nuova per trasferirsi all'interno del Policlinico di Careggi, di recente formazione.

La nascita di una vera e propria Libreria dello Spedale di Santa Maria Nuova risale al 1679; a metà Settecento contava già un patrimonio di circa 7000 volumi, salito a 30000 dopo otre un secolo. Questo fondo, arricchito da successive donazioni, documenta la nascita della medicina come scienza empirica sperimentale. Si osservi questo esemplare dell'opera del fiorentino Guido Guidi, lettore di Anatomia a Parigi, che fu chiamato da Cosimo I a insegnare nell'Università di Pisa. Si tratta di una traduzione, illustrata da magnifiche incisioni del Rodio e del Primaticcio, dei trattati di Ippocrate sulle ferite, dei trattati sulle fasciature di Galeno, di altre opere antiche sulle fratture e sulle deformazioni dello scheletro.

ChirurgiaGuidi Guido,
Chirurgia, front.

ChirurgiaGuidi Guido,
Chirurgia, part.

ChirurgiaChirugia, part.

Sezione di Filosofia e Filologia

"Creatura del tutto originale era la sezione di Filosofia e filologia, che nasceva priva di un supporto organizzativo originario e di una sede"[10].

RettoratoPiazza S. Marco,
Rettorato

Dapprima collocata in Palazzo Riccardi, fu trasferita presso la Biblioteca Laurenziana quando il palazzo divenne sede del Ministero dell'Interno del nuovo stato italiano; poi fu ospitata da un locale annesso all'Accademia di Belle arti; infine approdò nel 1877 nei locali di Piazza San Marco. Si trattava del complesso edilizio che nella Firenze granducale era destinato a Scuderie reali e che nella Firenze capitale del nuovo regno d'Italia era stato occupato dall'amministrazione militare.

La singolarità delle vicende universitarie fiorentine è sottolineata dalla presenza di una forte componente scientifica nelle raccolte storiche della sezione di Filologia e filosofia. In primo luogo molti sono gli esemplari provenienti dal Museo di Fisica e storia naturale, quindi dalle raccolte personali del Granduca Pietro Leopoldo. Questi esemplari recano il doppio timbro Palat Bibl Caesar e Museo di fisica e stor. Nat.

RegiomontanusRegiomontanus,
Ephemerides, 1484

RegiomontanusRegiomontanus,
Ephemerides, 1484

Altra particolarità è che alla sezione sia pervenuta nel 1892 la vasta collezione libraria appartenuta al conte Girolamo de' Bardi, rappresentante e ultimo erede dell'illustre famiglia fiorentina, già direttore del Museo di fisica e storia naturale , che resse fino alla morte, avvenuta nel 1829. La raccolta, documenta in maniera omogenea tutti i rami dello scibile, con ugual peso per ciascuna componente. Tuttavia appare sorprendente il rilievo della componente scientifica, con preziosi esemplari illustrati. Ecco l'edizione cinquecentesca di un'opera astronomica (Dell'uso et fabrica dell'astrolabio.

AstrolabioDell'uso et fabrica
dell'astrolabio, part.

La Biblioteca della sezione di Filosofia e Filologia venne formandosi a partire dal 1877 circa; nel giro di pochi decenni si accrebbe per successive donazioni da parte di nomi prestigiosi della cultura fiorentina e italiana, che furono docenti dell'Istituto di studi superiori. Tra queste si segnalano i fondi Villari, D'Ancona, Comparetti. Nel corso del Novecento le raccolte si arricchirono delle biblioteche private e degli archivi di illustri letterati italiani, come Giovanni Papini, Aldo Palazzeschi, Ernesto Giacomo Parodi. Il legame tra i docenti della Facoltà e la biblioteca è ancor oggi molto forte; esso fa sì che le donazioni di raccolte private rappresentino l'autentico filo rosso che lega lo studio e la ricerca alla crescita e all'arricchimento delle collezioni. Tra le acquisizioni più recenti si annoverano il fondo Salvini, il fondo Ghinassi, il fondo Rotondò.

Lo smembramento delle collezioni

Con la nascita dell'Istituto di Studi superiori e delle 4 sezioni, tuttavia, si avviò lo smembramento di collezioni nelle quali strumenti, apparati e libri erano fusi in unità armonica. Da quel momento in poi i libri, considerati un supporto diretto all'attività didattica, presero a seguire una strada separata, approdando nelle biblioteche che man mano venivano creandosi intorno alle rispettive discipline e alle Facoltà; invece gli oggetti e gli strumenti, considerati testimonianze ormai statiche di una passata stagione di esperimenti, venivano affidati alla funzione più conservativa e meno d'uso dei Musei universitari. Non seguiremo tutte le intricate vicende degli smembramenti, dei trasferimenti, dei traslochi che nell'arco di poco più di un secolo alterarono radicalmente la fisionomia e la dislocazione di questi materiali. Assorbito il Regio Museo nell'amministrazione dello stato unitario, essi vennero inglobati nel neonato Regio Istituto di Studi superiori. Successivamente, scioltesi le quattro sezioni originarie dell'Istituto, essi vennero dispersi in differenti sedi. Nel 1875 il Museo di Fisica e storia naturale si smembrò; Chimica e Fisica si trasferirono in via Gino Capponi, Geologia e Mineralogia in Piazza San Marco, Botanica nell'attuale via La Pira accanto all'antico Giardino dei Semplici. Non si trattò soltanto della ricerca di nuovi spazi, ma soprattutto di una nuova concezione dovuta "a un malinteso senso di specializzazione a livello di collezioni, viste solo in funzione dell'insegnamento universitario, che ne disperdeva e ne confondeva l'originaria unità."[11]

In particolare la sezione di scienze, rimasta per una decennio unita nell'edificio di via Romana che aveva ospitato il Museo di Fisica e storia naturale, si smembrò a causa dei progressivi distacchi dei vari istituti e musei dall'originaria sede della Specola, che si susseguirono nei corso degli anni Settanta dell'Ottocento. L'originaria biblioteca del Museo, che era sostanzialmente la grande biblioteca ottocentesca delle scienze, ma insieme anche la grande biblioteca di provenienza mediceo-granducale, non solo scientifica, è andata perduta, o meglio si è dispersa tra le singole sedi di Antropologia, Biologia animale, Botanica, Geomineralogia, Fisica e Chimica (queste ultime recentemente confluite nel Polo scientifico di Sesto fiorentino). Inoltre i libri di Fisica, circa 3000 volumi, sono stati depositati nel 1939 presso il Museo di Storia della Scienza; altri cospicui nuclei di libri, distinti perché ritenuti più consoni a una facoltà umanistica, sono approdati nella Biblioteca di Lettere, che li conserva tuttora.

Nascita dell'Università'

Il 10 ottobre 1924 l'istituto di studi superiori si trasformò nell'Università degli studi di Firenze; alle preesistenti tre sezioni, che divennero altrettante Facoltà, si aggiunsero le nuove Facoltà di Giurisprudenza e di Matematica. Alla Facoltà di Giurisprudenza, poi ubicata in via Laura con la sua importante biblioteca, fu affiancato l'Istituto di Scienze sociali, già fondato nel 1875 dal marchese Carlo Alfieri di Sostegno, che successivamente divenne ente morale con il nome "Cesare Alfieri". L'Istituto matematico fu fondato nel 1927 da Giovanni Sansone in Piazza San Marco; si spostò successivamente, ampliandosi, in viale Morgagni, dove grazie agli sforzi di Sansone si arricchì di una importante biblioteca.

Già alla vigilia della prima guerra mondiale le Facoltà erano diventate 10; esse si accrebbero successivamente (per l'anno accademico 2008-2009 risultano attive 12 Facoltà. Dal 2013 le Facoltà sono state convertite in Scuole, per l'anno accademico 2013-2014 risultatno attive 10 Scuole).[12]

Dopo il 1967, con la liberalizzazione degli accessi, si avviò una diversa politica organizzativa, che mirava al decentramento delle sedi e alla creazione di grandi poli omogenei al di fuori del centro storico. In particolare il settore medico cominciò ad espandersi nell'area di Careggi, dove un tempo avevano sede le ville medicee e dove vennero infatti acquistati molti terreni fin dal primo dopoguerra [13].

Si costituì finalmente anche la biblioteca Giuridica, che aveva avuto vita breve con l'Istituto di studi superiori.

La frammentazione fisica delle biblioteche e delle collezioni restò quella che la storia precedente dell'istituzione aveva prefigurato. Tuttavia nel 1995 la nascita di un organo centrale di coordinamento delle biblioteche dell'Università [14] resuscitò, d'intesa con l'organizzazione generale dell'Ateneo in grandi settori disciplinari, le 4 grandi partizioni dell'Istituto di studi superiori. Vennero istituite, analogamente, un'area Biomedica, un'area Scientifica, un'area Giuridica (oggi detta delle Scienze sociali), un'area Umanistica. Si aggiunse un'area Tecnologica, comprendente le Facoltà di Architettura, Ingegneria e Agraria, che precedentemente era stata assorbita nella sezione scientifica dell'Istituto.

Prospettive

Alla metà dell'anno 2009 il processo di razionalizzazione delle biblioteche dell'Università, che mira in primo luogo a completare l'accorpamento dei punti di servizio e delle sedi, prefigurando e preparando l' assetto logistico finale delle biblioteche cosiddette "d'area", non può dirsi ancora concluso.

Il Polo scientifico, col nuovo insediamento nella piana di Sesto, ha parzialmente realizzato la prospettiva di una riunificazione del grande patrimonio scientifico, dapprima storicamente unito e poi disperso, come si è visto.

Dell'area Umanistica va detto che è in atto una fase intermedia del processo di razionalizzazione e di accorpamento dei grandi nuclei librari che la compongono virtualmente, oltre alla ricca collezione libraria della sede principale, quella di Lettere in Piazza Brunelleschi.

ChiostroChiostro di S. Maria
degli Angeli,
Facoltà di Lettere

La Biblioteca ingloba infatti anche la collezione dell'originario l'Istituto superiore di Magistero, dapprima corso supplementare biennale di studi magistrali annesso alla Scuola normale femminile (fondato nel 1878), poi Facoltà di Magistero. Si prospetta entro l'autunno 2009 il trasferimento della collezione di Magistero, che ha mutuato il suo nuovo nome di sezione di Scienze della formazione dalla recente ridenominazione della correlata Facoltà, dall'attuale sede di via del Parione nei locali di via Laura, che precedentemente ospitavano le Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze politiche.

Il 12 marzo 2009 è stata inaugurata la nuova sede della Biblioteca di Psicologia, afferente all'area umanistica, che raduna le raccolte precedentemente disperse tra più punti di servizio e costituisce il riferimento unitario della neonata Facoltà di Psicologia (dal 2013 Scuola di Psicologia).

L'area giuridico-economica, oggi denominata delle Scienze sociali, ha realizzato il primo grande e completo progetto di intervento sulle disperse entità bibliotecarie mediante l'insediamento delle Scienze sociali di Novoli, che per la prima volta riunisce in un'unica sede fisica tutte le preesistenti biblioteche che erano sparpagliate sul territorio e costituisce la più grande realizzazione in Italia di moderna biblioteca dell'Università a scaffale aperto e con un proprio edificio autonomo svincolato dalle strutture architettoniche che ospitano le Scuole. [15]

Biblioteca di Scienze SocialiBiblioteca di Scienze
Sociali

La prospettiva futura, certo non immediatamente realizzabile per ragioni economiche e organizzative, è quella della costituzione anche fisica di 5 grandi raggruppamenti con rispettive biblioteche centrali. Il progetto prossimo più ambizioso è quello della creazione di una grande Biblioteca Umanistica, che rappresenterebbe la più grande realtà italiana nell'ambito universitario e che costituirebbe in ogni caso una delle più grandi realtà bibliotecarie nazionali per dimensioni del patrimonio e per importanza delle collezioni storiche. Ove poi si decidesse di creare la grande biblioteca storica dell'Università, radunando le collezioni antiche in un edificio a se stante, di certo si creerebbe una delle sedi più importanti e prestigiose in Italia e in Europa.

 


 

[1] Graziano Ruffini, I sistemi bibliotecari di Ateneo nella storia recente delle Università italiane, in Pensare le biblioteche. Studi e interventi offerti a Paolo Traniello, a cura di A. Nuovo, A. Petrucciani e G. Ruffini, Roma, Sinnos, 2008, pp. 339-348.

[2] Preziosa, insuperata e monumentale fonte per la storia dell'Università resta l'opera Storia dell'Ateneo fiorentino, Firenze, Parretti Grafiche, 1986, 2 v., che celebra i 60 anni della nascita dell'Università. Le notizie citate nel presente testo sono tratte da tutti i contributi. La completano di due volumi intitolati L'Università degli studi di Firenze, 1924-2004, Firenze, Olschki, 2004, particolarmente utili sotto il punto di vista dell'edilizia universitaria e delle nuove sedi.

[3] Giovanni Spadolini, Intervento conclusivo, in Storia dell'Ateneo fiorentino, cit., v. 1, pp. 48-54

[4] Giuliano Toraldo di Francia, La tradizione scientifica, cit., p. 39, 43

[5] Sulle vicende dell'I.R. Museo di Fisica e storia naturale cfr. il fondamentale contributo di Curzio Cipriani, Le scienze della terra, in Storia dell'Ateneo fiorentino, cit., v. 2, pp. 669-698

[6] Eugenio Garin, La tradizione umanistica, in Storia dell'Ateneo fiorentino, cit., v. 1, pp. 26-37

[7] Sandro Rogari, L' Istituto di Studi superiori, pratici e di perfezionamento e la scuola di scienze sociali (1859-1924), in Storia dell'Ateneo fiorentino, cit., v. 2, p. 963

[8] Roberto Corti-Elena Maugini-Patrizia Lippini, Vicende delle discipline botaniche dallo Studium generale all'attuale Università, in Storia dell'Ateneo fiorentino, cit., v. 2, pp. 745-848

[9] G. Toraldo di Francia, La tradizione..., cit., p. 41

[10] S. Rogari, L'Istituto di studi superiori, cit., v. 2, p. 971

[11] C.Cipriani, Le scienze della terra, cit., p.685

[12] Con 71 corsi di laurea di primo livello, 86 corsi di laurea specialistica, 106 master, 95 corsi di perfezionamento

[13] Augusto Marinelli, Introduzione al volume L'Università degli studi di Firenze, 1924-2004, Firenze, Olschki, 2004

[14] Il 25 gennaio 2019 è stato approvato il Regolamento del Sistema bibliotecario di Ateneo e dei servizi consultabile a  sono consultabili tutti i regolamenti emanati dallo SBA, nel corso di un'intensa attività pluriennale di coordinamento delle differenti biblioteche

[15] Architettura della biblioteca e identità universitaria, Atti del convegno, Firenze, 28-19 settembre 2006, Milano Sylvestre Bonnard, 2007

 

Ultimo aggiornamento

06.03.2024

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