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Dove andiamo?

Dove andiamo?Dove andiamo?

Pagine riprodotte: 3-10

L’articolo pubblicato da Pasquale Villari nel 1893 nelle pagine della “Nuova antologia” rispecchia in modo esemplare la crisi di fine secolo, la delusione di quanti avevano partecipato al processo unitario, idealizzandolo fortemente, lo sgomento degli intellettuali più onesti e consapevoli di fronte al senso di generale decadenza dell’Italia e delle sue istituzioni.

Prendendo spunto dai fatti dell’attualità – l’ennesimo scandalo del mondo finanziario, quello della Banca Romana, il deficit del bilancio statale, l’organizzazione dei Fasci in Sicilia e i disordini a Napoli dopo i fatti di Aigues-Mortes - lo storico passava a denunciare con grande lucidità il bassissimo livello morale e intellettuale della classe dirigente, la sua ristrettezza e distanza dal resto della popolazione, l’inadeguatezza nell’affrontare i problemi e le contraddizioni scaturiti dal processo risorgimentale, l’acuirsi della questione meridionale con la politica protezionista e industrialista degli anni 80.

Di fronte ai mali antichi e recenti del Paese e all’incalzare della crisi morale e finanziaria, lo storico lanciava alle forze politiche il seguente appello:

“Che ognuno compia il suo dovere, senza aspettare che altri lo compia per lui; che gli onesti escano dalla loro inazione, e si faccia capire al paese, che la presente situazione non è per se stessa disperata; ma che la nostra indolenza; questo nostro eterno stare a guardare, come se si trattasse di altri; le nostre divisioni, i nostri rancori l’hanno veramente ridotta a questione d’essere o non essere. La concordia, l’abnegazione e la virtù fecero l’Italia. Esse solo possono salvarla.

Ultimo aggiornamento

06.06.2022

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