Strumento giuridico che consente di negoziare e bilanciare la fruizione dei diritti di un'opera fra il suo autore e l'editore cui normalmente vengono ceduti in esclusiva.
L'autore può utilizzare un modello di addendum e aggiungerlo al contratto di edizione; tuttavia perché abbia effetto e valore legale l'addendum deve essere accettato formalmente dall'editore.
Molte istituzioni e associazioni hanno proposto diversi modelli di addendum: Science Commons e SPARC (Scholarly Publishing and Academic Resources) hanno formulato quattro modelli da aggiungere ai contratti di edizione .
Tutti i modelli consentono all'autore il riutilizzo della propria opera per fini scientifici e il deposito in archivi open access, mentre differiscono per i tempi di accesso all'opera e per il riutilizzo da parte di terzi.
Progetto di metrica alternativa e complementare ai tradizionali indicatori bibliometrici e strumenti di valutazione (numero di citazioni, h-index, peer review e Journal Impact Factor) che si propone di misurare l’impatto delle pubblicazioni scientifiche (ma anche di dataset, codici, progetti, citazioni di un argomento o di un singolo passaggio di un articolo, autopubblicazioni) attraverso filtri che misurino in maniera rapida l’impatto (attraverso riferimenti contenuti nelle knowledge base, download, viste online) e l’uso su blog, social network e reference manager software, ritenuti nuovi e alternativi canali di comunicazione scientifica.<7p>
Inizialmente con APC si identificavano i costi richiesti agli autori da parte degli editori per “processare” un articolo, cioè il pagamento di tutte quelle attività necessarie alla pubblicazione dell’articolo, all’epoca in formato cartaceo.
Con il passaggio al digitale, tali costi, seppur più difficilmente giustificabili, sono rimasti e, per estensione, con APC attualmente s’intende il prezzo richiesto dall’editore all’autore (o all’ente cui afferisce) per pubblicare il proprio articolo in accesso aperto.
La Confederation of Open Access Repositories riunisce e rappresenta oltre 90 archivi istituzionali a livello mondiale (Europa, Asia, America Latina, USA e Canada). Scopo della Confederazione è quello di favorire la visibilità e l’applicazione dei risultati della ricerca attraverso una infrastruttura di archivi ad accesso aperto basata sull’interoperabilità dei dati e la cooperazione internazionale
Con il termine copyleft si indica una forma di licenza che rende un’opera intellettuale liberamente disponibile per essere modificata e che richiede che le versioni modificate o estese dell’opera siano anch’esse libere. Il copyleft si basa su quelle che il suo creatore, Richard Stallman (ideatore della prima licenza copyleft, la GNU General Public License), definisce le quattro libertà fondamentali:
1. Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo.
2. Libertà di studiare il programma e modificarlo.
3. Libertà di ridistribuire copie del programma in modo da aiutare il prossimo.
4. Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga benefici.
Procedimento automatico, o semi-automatico, basato su metodi statistico-matematici che elaborano algoritmi in grado di riconoscere all'interno di grandi quantità di dati, delle "strutture tipo", dei modelli, per trarne informazioni significative. Il data mining cerca modelli, relazioni e associazioni all'interno dei dati esaminati e produce un output per la convalida, l'analisi e le possibili azioni che ne possano derivare. I modelli identificati possono, a loro volta, rappresentare il punto di partenza per l'elaborazione di ulteriori relazioni e la formulazione di previsioni su nuovi insiemi di dati. In questo senso il data mining elabora e prepara i dati per la loro analisi e post analisi approfondita. Con il data mining è quindi possibile l'estrazione di informazioni e conoscenza, partendo da grandi quantità di dati, e l'utilizzo scientifico del sapere recuperato. Tra i principali fattori che hanno favorito lo sviluppo del data mining vi sono: il vasto accumulo dei dati in formato elettronico; i costi sempre più accessibili per la conservazione dei dati; i nuovi metodi e tecniche di analisi dei dati, costantemente potenziati e migliorati dal supporto tecnologico in continua evoluzione.
The Directory of Open Access Books (DOAB) è un servizio per ricercare volumi, peer-reviewed, ad accesso aperto, nell’ambito dell’editoria accademica. Disponibile dal 2012, il servizio è fornito dalla OAPEN Foundation, un’iniziativa internazionale, con sede presso la biblioteca nazionale de L'Aia, dedicata alla pubblicazione di volumi in ambito accademico ad accesso aperto. Attualmente DOAB comprende 2832 volumi accademici con peer-review, provenienti da 102 editori con copertura internazionale. Vi si trovano anche i volumi in open access pubblicati da Firenze University Press (FUP). L’utente può anche iscriversi alla newsletter offerta dal sito per ricevere aggiornamenti. DOAB è stato sviluppato in stretta collaborazione con Lars Bjørnshauge e Salam Baker Shanawa, responsabile anche dello sviluppo della Directory of Open Access Journals (DOAJ), un analogo servizio, disponibile dal 2003, dedicato alle pubblicazioni periodiche
Directory of Open Access Journals è un database, nato nel 2003 all'Università di Lund in Svezia, che attualmente comprende quasi 10000 riviste ad accesso aperto, con una vasta copertura disciplinare, geografica e linguistica. I criteri di inclusione all'interno della directory prevedono che tutti gli articoli siano liberamente accessibili senza alcun embargo, che sia garantito un controllo di qualità attraverso la supervisione di un editor, di un comitato editoriale o con la peer review e che la rivista sia dotata di ISSN.
In ambito Open access l'espressione è utilizzata per descrivere il fenomeno per cui gli editori commerciali (i cosiddetti editori "toll access") ricevono un doppio pagamento: dalle Università (o da sottoscrittori in genere) che sostengono i costi di abbonamento alle riviste scientifiche, e dagli autori (e in certi casi dalle istituzioni stesse, tramite i fondi di ricerca) che pagano gli editori per rendere ‘open' gli i singoli articoli. Il problema riguarda le cosiddette ‘riviste ibride' nelle quali coesistono due diversi tipi di pubblicazione: alcuni articoli a pagamento accessibili solo per gli utenti con abbonamento attivo, altri articoli open access finanziati dall'autore o dalla sua istituzione in versione elettronica. Il costo per rendere un articolo ‘open' all'interno di una rivista ibrida varia a seconda dell'editore e si attesta ad una media di circa 3000 $
Insieme di sistemi tecnologici che consentono di rendere protette, identificabili e tracciabili le opere sulle quali gravino diritti d'autore, al fine di impedirne ogni uso improprio.
Concretamente i DRM, chiamati anche "filigrana digitale", consistono in informazioni di sicurezza incorporate nei file digitali o negli apparecchi elettronici, contenenti le diciture di copyright necessarie a regolamentarne l'utilizzo. Grazie ai sistemi di DRM, dunque, i titolari di diritti d'autore possono esercitare ed amministrare gli stessi anche in ambiente digitale.
In editoria è definito embargo (dallo spagnolo embargar, detenere) il periodo di tempo in cui una versione di un articolo o di una monografia, già pubblicati, depositata in un archivio disciplinare o istituzionale non può essere resa open access.
Tendenzialmente, il periodo di embargo può variare da un minimo di 6 mesi dalla pubblicazione per gli articoli ad un massimo di 36 mesi per le monografie, ma la durata può variare in base ad accordi editoriali o in virtù di leggi.
Sono le due strategie di pubblicazione attualmente esistenti. Con "green road" si intende l'autoarchiviazione da parte dell'autore del proprio lavoro in archivi istituzionali o disciplinari ad accesso aperto. Con "gold road" si intende la pubblicazione su riviste ad accesso aperto.
Creative Commons (CC) è un'organizzazione non profit con sede negli Stati Uniti e con un ampio network internazionale, nata con lo scopo di sviluppare e sostenere infrastrutture tecniche e legali per garantire la più ampia visibilità e utilizzo pubblico delle opere dell'ingegno. Attraverso sei licenze, ovvero sei diverse articolazioni dei diritti d'autore (adattate anche al contesto legislativo italiano), l'autore sceglie e comunica quali diritti riservarsi e a quali diritti rinunciare a beneficio dei destinatari. Le sei licenze CC derivano dalla combinazione di quattro "attributi":
Attribuzione (BY), Non Uso Commerciale (NC), Non Opere Derivate (ND), Condividi allo stesso modo (SA). Tutte le informazioni sulle licenze e la loro attribuzione sono disponibili sul sito Creative Commons Italia
Usato per la prima volta al forum UNESCO del 2002 sull'Impatto dei Contenuti Didattici Aperti per l'Istruzione Superiore nei Paesi in Via di Sviluppo, con il termine Open educational Resources si intendono materiale didattici digitali resi disponibili con licenze che ne permettono l’uso, la diffusione ed il riutilizzo (p.es. Creative Commons oppure GNU Free Documentation Licence). Affinché una risorsa possa essere definita Risorsa didattica aperta deve soddisfare due requisiti: essere aperta dal punto di vista della licenza essere aperta dal punto di vista tecnico, avere un codice aperto.
Open Access gratis (o gratuito): si intendono quelle pubblicazioni il cui accesso per la lettura e la consulenza è gratuito e aperto a tutti.
Open Access libre (o libero): si intendono quelle pubblicazioni per le quali non solo è gratuita e aperta la consultazione e la lettura, ma anche la possibilità di alcuni riutilizzi, come la facoltà di riproduzione e distribuzione.
Dati primari della ricerca scientifica, resi accessibili senza limitazioni di copyright, brevetti o di altro tipo di controllo. Questo lo scopo principe perseguito dal movimento Open Data che, condividendo gli obiettivi dell’open access, pone l’accento sull’aspetto etico legato al libero accesso ai dati primari prodotti nell’ambito della ricerca scientifica e finanziati da fondi pubblici. Questo scambio virtuoso:
E' disponibile un protocollo per integrare legalmente basi di dati differenti: Protocol for implementing open access data , pubblicato da Science Commons con l’intento di offrire una metodologia per creare degli strumenti legali che consentano la riutilizzazione dei dati primari della ricerca e per garantirne l'interoperabilità.
The Directory of Open Access Repositories è un elenco di archivi istituzionali accademici ad accesso aperto. Oltre a fornirne la lista, OpenDOAR consente di ricercare gli archivi, nonché il loro contenuto. Inoltre fornisce strumenti di supporto agli amministratori degli archivi finalizzati alla condivisione di buone pratiche per il miglioramento della qualità dell’infrastruttura tecnologica. Gli archivi presenti nella lista possono essere selezionati in base a diversi criteri. Il database è stato progettato per consentire l’inserimento di informazioni approfondite su ogni archivio, informazioni che possono essere utilizzate per l a ricerca, l’analisi oppure il text mining. OpenDOAR è, insieme a RoMEO (che classifica gli editori in base alla loro politica di apertura nei confronti dell’accesso aperto) e JULIET (che registra le politiche attuate nei confronti dell’open access da parte dei finanziatori della ricerca a livello mondiale), uno dei servizi Sherpa gestiti dal Center for Research Communication (CRC). Il lavoro di sviluppo è finanziato da JISC con il contributo dell’organizzazione ospite di CRC, l’Università di Nottingham.
Open Researcher and Contributor ID: si tratta di un codice numerico che serve ad identificare in modo univoco un ricercatore. Viene assegnato in fase di registrazione sul sito dalla omonima associazione aperta e no-profit.
L'assegnazione di un codice personale univoco risponde all'esigenza di risolvere i problemi di eventuali omonimie e di collegare in modo corretto un autore alla propria produzione scientifica.
E' inoltre impiegato da molti editori (esempio PLoS, Nature e Elsevier) ed è compatibile con ResearcherID, sistema di registrazione della Thomson Reuters integrato con Web of Science. Autori registrati in entrambe le banche dati possono quindi gestire ed aggiornare i propri profili con maggiore facilità
Riviste accademiche elettroniche ad accesso aperto che non pubblicano materiali inediti, ma selezionano, raccolgono e rendono disponibili testi già disponibili online altrove. Gli articoli, o altro tipo di materiale, vengono cercati negli archivi di preprint o tra le fonti di pubblico dominio, valutati (da un editor o tramite peer review) ed eventualmente ripubblicati. Esempi di overlay journals sono Lund Medical Faculty Monthly o Discrete Analysis
Sono definiti "predatori" quei falsi editori open access e quei sedicenti "periodici indipendenti", i quali, strumentalizzando la via aurea dell'accesso aperto e proponendosi come accademici, tentano di "carpire" nuove pubblicazioni contattando gli autori via email. Ad un'attenta analisi, invece, essi non forniscono alcuna garanzia di affidabilità, operano per puro scopo di lucro e pubblicano senza alcuna revisione scientifica. A coniare l'espressione predatory publishers è stato Jeffrey Beall, professore associato e bibliotecario a Denver, che nel suo blog Scholarly Open Access pubblica e mantiene aggiornata una lista in cui vengono elencati, con lo scopo di smascherarli, falsi editori e falsi periodici OA. La lista di Beall, che nel 2104 annoverava ben 477 editori e 106 riviste, nasce proprio con lo scopo di mettere in guardia i ricercatori dallo stipulare contratti con interlocutori solo apparentemente scientifici.
Il protocollo OAI-PMH (Open Archives Initiative Protocol for Metadata Harvesting) è un protocollo per la comunicazione e lo scambio di metadati sviluppato dalla Open Archive Initiative, che garantisce l'interoperabilità tra data providers e service providers.
Quality Open Access Market: servizio lanciato nei Paesi Bassi nel 2013 e in via di diffusione a livello internazionale per la valutazione delle riviste Open access attraverso una griglia di riferimento che consenta una giudizio scientifico delle riviste ad accesso aperto, in modo da certificarne la qualità. In questo modo QOAM diventa anche un riferimento per gli autori che devono scegliere le riviste a cui sottoporre i loro lavori.
Nel mondo dell'Open Access, un repository è un database online di opere ad accesso aperto.
I repository "istituzionali" ospitano le ricerche di un'istituzione, mentre i repository "disciplinari" o "centrali" ospitano risorse legate ad un settore specifico.
I repository non effettuano una propria peer-review, ma possono contenere articoli sottoposti a peer review altrove; inoltre, spesso contengono prestampe non referenziate, tesi e dissertazioni in formato elettronico, libri o capitoli di libri e opere a stampa digitalizzate della biblioteca istituzionale.
Il Registry of Open Access Repository è un registro dei repository istituzionali ad accesso aperto diffusi a livello mondiale, ospitato dall'Università di Southampton, UK.
E' possibile filtrare la ricerca a livello di paese, software utilizzato e tipo di repository (p.e. Research Insitutional or Deparmental, e-Journals, e-Thesis ....).
Lo scopo di ROAR è quello di promuovere l'accesso aperto fornendo informazioni aggiornate sullo sviluppo e diffusione dei repositories OA nel mondo.
Per "self-archiving" (autoarchiviazione) si intende la pratica, da parte degli autori di letteratura scientifica, di caricare i loro lavori di ricerca su piattaforme web a libero accesso (solitamente dette Archivi Open Access). Il primo a parlare di autoarchiviazione fu Steven Harnad, psicologo cognitivo presso l'Università di Southampton. A Southampton Harnad ha contribuito alla creazione del software E-Prints, la prima piattaforma pensata specificamente per il self-archiving in ottica Open Access.
Nella rete dei servizi forniti dall’iniziativa Sherpa in supporto all’Open Access, Sherpa Juliet è il motore di ricerca che indicizza le politiche dei principali enti finanziatori della ricerca scientifica in merito all'OA. In particolare per ogni ente/fondo indicizzato è possibile recuperare dati sulla pubblicazione e archiviazione dei prodotti della ricerca e sulla archiviazione dei dati, nonché statistiche e tabelle comparative
Nato inizialmente come studio sulle implicazioni legali dell'autoarchiviazione di pubblicazioni scientifiche in Gran Bretagna, il progetto SHERPA/ RoMEO è diventato una banca dati (interrogabile per editore o per titolo di rivista/ISSN) in cui gli editori sono suddivisi in base al grado di apertura delle loro policy verso l'autoarchiviazione e l'accesso aperto.
Il grado di limitazione imposto sulla cessione dei diritti per l'autoarchiviazione individua 4 gruppi, rappresentati ognuno da un colore diverso:
Ultimo aggiornamento
13.05.2022